Quando la Majella diventa esclusiva e lontana dal mondo

Il monte Pizzone


La salita alla cima del Monte Pizzone dal versante più orientale della Majella ci porterà ad abbandonare percorsi frequentati e con una grande escursione entrare in piena sintonia con la montagna attraverso ambienti selvaggi ed isolati, lungo vallate immense e dentro strette forre dove si affacciano grotte naturali testimoni della dura vita pastorale che ha lungamente abitato questi luoghi. Comunque la si pianifichi la salita alla cima del Pizzone da Fara San Martino comporta tanta strada e tanta salita ed è quindi bene mettere in conto una lunga giornata di cammino anche per avere il tempo di soffermarsi ad assimilare le bellezze naturali che si incontreranno, che sono davvero tante e tutte così diverse tra di loro che alla fine dell’escursione si ha un pò la sensazione di aver di molto arricchito la conoscenza di questo angolo della grande Majella. Proprio nell’idea di avere una giornata piena in montagna con Doriano abbiamo deciso di portarci in zona già dalla sera prima per poterci avviare da Fara San Martino nel buio del primissimo mattino illuminando il cammino con le lampade frontali .. e così è stato: ci siamo addentrati tra le due strette ali di nuda roccia all’imbocco della Valle di Santo Spirito dove ci ha accolto una corrente d’aria che spirava forte all’interno dell’antro, circondati dai suoni provenienti dal buio ed intenti a scrutare verso l’alto con le luci che si estinguevano sulle altissime pareti senza poterne vedere la fine. Il sentiero è così ben marcato che si procede senza alcun problema mentre ogni tanto qualche abitante della notte scarta ai lati per via della nostra presenza; procediamo nel buio fino a che dopo un’oretta di marcia sono arrivati i primi lampi di luce di un’aurora stretta tra le ripide pareti della valle. Procedendo nella Valle Santo Spirito un certo punto si arriva di fronte ad un ammasso impressionante di alberi divelti e massi precipitati in una grande frana e non si può non rimanere attoniti ad immaginare la forza messa in campo dal rovinoso evento naturale che in un momento ha così tanto modificato l’aspetto della vallata arrivando a quasi riempirne un lungo tratto; camminando lungo la deviazione del sentiero cerchiamo di individuare in alto il punto da cui la frana ha preso origine ma non si vede la fine del cumulo di tronchi ammassati. Proseguendo la salita, sempre con pendenza uniforme, si arriva il località Bocca dei Valloni a quota 1.050 avendo così coperto agilmente i primi seicento metri di dislivello dell’escursione: nella piccola radura oltre ad una palina con i cartelli c’è un tavolo con due panche accanto a cui si avvia il sentiero che si infila verso l’alto nel bosco a segnare l’inizio della Valle di Macchia Lunga da dove torneremo nel pomeriggio. Sulla destra - poco evidente l’inizio - si prende il sentiero per Grotta Callarelli che comincia subito a prendere quota alternando tratti di bosco e passaggi scoperti che offrono vedute molto belle: in pratica si procede con qualche sali scendi per un bel pò nella direzione opposta a quella fatta a salire nel fondo di Valle Santo Spirito rimanendo via via sempre più in alto a lato della vallata verso cui si hanno di quando in quando dei bei punti di vista; si supera un albero su cui è indicata con una grande “M” la via per addentrarsi verso Valle del Macellaro sino alla cascata omonima e dopo si arriva ad un bivio con una palina in metallo che indica la vicina fonte del Pesco (ramo di destra), perfettamente funzionante e meritevole di una veloce sosta corroborante. Fatto rifornimento idrico c’è da fare ancora un pò di salita nel bosco fitto per arrivare al crinale poco accennato che separa la Valle di Santo Spirito dalla Valle Serviera da cui poi si scende lievemente con un lungo tratto pressochè rettilineo su sentiero molto comodo e da cui ogni tanto si apre la vista sullo scosceso versante sud del Martellese. Dopo un quarto d’ora circa dal punto in cui si è oltrepassato il crinale il bosco termina improvvisamente ed il sentiero si esaurisce sotto una volta di roccia liscia proprio di fronte alla Grotta dei Callarelli, incastonata in un contesto ambientale suggestivo, unica con il caratteristico affaccio sul punto di confluenza di tre marcati fossi dove oggi scorre appena un esile rivolo d’acqua ma che in primavera, con lo scioglimento delle nevi, deve essere uno grande spettacolo. In questo punto termina la prima parte dell’escursione lungo i sentieri e si deve trovare il punto di ingresso nella Valle dell’Acquaviva che in effetti è proprio lì accanto, un pò nascosto dalla vegetazione e da qualche albero che invade il fosso tanto che può non essere immediato decidere dove dirigersi: in effetti ci siamo documentati su qualche recensione proprio per azzeccare la via ma il primo istinto è stato quello di infilarsi nell’imbocco invitante del fosso che scende dalla Valle del Forcone che nel tratto iniziale è contiguo a quello dell’Acquaviva e solo dopo un pò se ne discosta rimanendo più in basso. Ci accorgiamo della svista quasi subito ma avanziamo comunque ancora per un poco nella valle stretta e verdissima su cui incombe il versante roccioso della Cima Forcone, più in alto al lato del fosso sembrano esserci delle tracce .. chissà se arrivano da qualche parte ci chiediamo, certo è che sarebbe bello poter girovagare a vista in questi luoghi così isolati alla ricerca di qualche possibile percorso per risalire la Valle del Forcone, magari con la prospettiva di fermarsi per un bivacco nella piccola casetta ricavata al riparo dentro la grotta Callarelli! Ma il dovere ci chiama, il Pizzone ci aspetta e quindi ritorniamo sui nostri passi e ci addentriamo questa volta nel varco che segna l’ingresso alla Valle dell’Acquaviva dove c’è subito da prendere una decisione: seguire le indicazioni di qualche relazione di chi c’è già stato che invitano a portarsi sulla destra (sinistra orografica del fosso) per andare ad intercettare una traccia che attraversa in salita una fitta mugheta oppure seguire fedelmente il fossato? Propendiamo per quest’ultima alternativa, anche perchè eravamo certi che il fosso ci avrebbe condotto comunque proprio nel cuore della vallata e perché abbiamo scovato nell’erba alta un ometto di sassi a testimonianza che qualcun altro era già passato di lì. Via via che si sale ci si inoltra in un ambiente avvincente per il forte senso di wilderness che trasmette: la valle è sempre più ampia e cosparsa di grotte di ogni forma e dimensione mentre i poderosi contrafforti del Monte Acquaviva incombono e chiudono l’orizzonte della vallata verso nord; giunti a quota 1750 decidiamo di uscire dal fosso che poco oltre inizia a presentare dei salti più impegnativi e portandoci in alto alla nostra destra arriviamo ad intercettare un tratto di sentiero abbastanza evidente che punta dritto verso la testata della Valle dell’Acquaviva. Arrivati a lambire le prime pareti di roccia al culmine della valle (siamo a quota 2000 circa) si procede verso ovest in direzione di un evidente canale di breccia e sassi che si deve risalire fino a portarsi subito sotto la cresta del Pizzone che, una volta raggiunta, la si deve traversare per circa 3/400 metri zigzagando tra i radi pini mughi fino a raggiungere la tanto sospirata vetta marcata da un piccolo ometto di pietre semi-nascosto nella bassa vegetazione. Quando ci siamo stati noi c’era anche una cordicella con alcune bandierine ”tibetane” che conferivano un senso mistico a questa cima così tanto isolata da sembrare inafferrabile: di per sè la cima del Monte Pizzone non ha nulla di spettacolare ma in compenso costituisce un balcone su cui sedersi a posare lo sguardo verso panorami che spaziano molto, molto lontano. Arrivati sul Pizzone siamo in pratica a metà dell’escursione ed abbiamo già attraversato molti e diversi ambienti ma siamo anche consapevoli che altrettanti ancora ci attendono e così, ben motivati, ci avviamo per percorrere a ritroso la cresta e portarci nei pressi della sella da cui scendere nella Valle delle Mandrelle che ben presto si rivelerà in tutta la sua grandezza. La discesa di circa trecento metri di quota dalla sella sin nel fondo della valle è facile e veloce attraverso brecciai ed in breve, con panorami ancora una volta ampi e mutevoli, si arriva nel punto in cui la Valle delle Mandrelle si restringe bruscamente trasformandosi in una forra stretta e profonda, a tratti inaccessibile - dove più in basso si forma la cascata del Macellaro - e dentro la quale c’era ancora un piccolo nevaio che ha sorprendentemente superato l’estate torrida di quest’anno. Dal fondo della Valle delle Mandrelle, guardando verso sud-ovest, si nota il lungo traverso che corre sulla destra orografica di un profondo canyon: il lungo tratto in piano che porta sino al Piano della Casa è un’occasione per defaticare un pò e per avere un punto di vista interessante sul Monte Pizzone che dal versante meridionale appare molto più imponente ed inaccessibile che non dal lato della Valle dell’Acquaviva. Si prosegue superando la Grotta di Fonte Gelata, ancora oggi adibita a stazzo pastorale, e quindi con un breve tratto di sentiero a gradoni ricavato nella roccia si accede al Piano della Casa, ampio e verdissimo, praticamente un giardino pensile sospeso tra due incise vallate costellate di pareti rocciose. Sarà per lo scenario o forse un pò per la tanta strada fatta, ma la prima idea che viene alla mente è che quel placido altopiano sia il luogo ideale dove piantare una tenda in attesa che le luci si spengano ed arrivi la notte .. mah, chissà che un giorno, in futuro, non sarà possibile fare questa bella esperienza! Il sentiero ben evidente costeggia il bordo del pianoro tra macchie di pino mugo dopo di che si inoltra in un bosco rado in direzione della Valle di Macchia Lunga che si intercetta a quota 1700 circa dopo essere passati di fronte alla famosa Grotta dei Porci ed un altro piccolo manufatto, sempre sotto uno sgrottamento, che la Forestale ha riadattato a bivacco semplice ma molto utile all’occorrenza. Una volta scesi dentro la Valle di Macchia Lunga si procede per belle radure sotto la mole incombente della Cima dell’Altare con la sua cresta est che s’innalza per quasi mille metri riempiendo per intero l’orizzonte; proseguendo si incontra un altro fontanile in pietra ben ristrutturato e poi, dopo un pò, ci si immerge in un bosco fitto che scende ripido fino a tornare in località Bocca dei Valloni dove questa volta, dopo tanto camminare, il tavolo e le panche sono molto gradite per una comoda sosta! Per tornare all’auto si deve ancora percorrere a ritroso tutta la Valle di Santo Spirito che ora, nella luce calda del pomeriggio, possiamo ammirare in tutta la sua unicità camminando a lungo tra pareti strapiombanti di rocce fatte di tante colorazioni; di grande suggestione è anche il monastero di S. Martino in Valle incastonato nella nuda roccia, scenario perfetto di un angolo di presepe. La lunga giornata di cammino termina non senza un’ultima attrattiva naturale costituita dal breve ma suggestivo tratto finale dove si procede all’interno di una profonda fenditura della montagna stretti tra due altissime ali pareti di roccia. E così, dopo oltre 23 chilometri e 2100 metri circa di salite, termina un’escursione davvero completa, forse tra le più interessanti di questa parte della Majella, ed anche se non si arrivano a toccare le vette più elevate molti sono i panorami di grande respiro su alcune tra le più belle vallate.